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03 aprile 2017

Rendersi riconoscibili

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Stavo pensando a quanto, in questi anni, è cambiato il mio modo di imparare le cose. Prima ti avrei detto che bisognava procedere in maniera metodica, quasi come dei passaggi obbligati verso il tuo obiettivo. Facevo proprio così, era il mio modo per gestire gli anni da studentessa universitaria: avevo una scaletta, procedevo senza sosta (e senza deviazioni) verso l'ennesimo esame del mio piano di studi. Sfogliavo libri, approfondivo, collegavo quel che si poteva, perchè sapevo che le opere d'arte erano figlie del loro tempo. 
A volte questo non era abbastanza perchè la storia del disegno era un argomento troppo ampio; tutti gli artisti disegnavano...e tante volte, prima di arrivare all'opera definitiva. Perciò passavo le giornate in biblioteca a sfogliare volumi su volumi, ad osservare (cercando di memorizzarli) gli studi delle mani, piccoli disegni preparatori, tipologie e materiali utilizzati, ma non c'era niente che poteva ricondurmi in un attimo all'autore. 

Così, l'esame non andò. Io, come al solito, presi le mie cose, controllai il primo pullman utile per rientrare a casa e, nel frattempo, la docente faceva una pausa. Uscì nel giardino della cittadella dei musei e mi disse: "signorina lei è preparata, non ho dubbi, ma sbaglia l'approccio. Le do un consiglio per la prossima volta: non cerchi di imparare tutto in maniera metodica, non deve ricordare a memoria una poesia. Lei deve concentrarsi sui disegni degli artisti più importanti, quelli che hanno fatto la differenza, perchè è probabile che la stessa cifra stilistica che lei vede nei dipinti esista anche nei loro disegni preparatori. Tutti gli altri, gli artisti minori, sono delle derivazioni".  

Fu una specie di rivelazione, e oggi penso che il suo principio sia valido per diversi aspetti. Non solo per il mio modo di imparare, senza voler saper fare tutto mi accontento di riuscire a fare quello che è davvero utile, ma soprattutto nelle scelte che compio per rendermi riconoscibile. Un'azione davvero complicata, nel mare del web, perchè tendiamo a farci ispirare e a seguire le orme lasciate dagli altri. In questo modo rimaniamo degli "artisti minori", perchè non diamo spazio alla nostra identità. Tutto, però, può essere diverso se facciamo la differenza nella nostra comunicazione, nell'approccio col nostro ambiente, nel modo di porci con situazioni diverse dalla nostra, in quello che mostriamo con le nostre foto e in quello che vogliamo esprimere attraverso i nostri prodotti. In effetti io voglio fare la differenza e, per fortuna, nel mio percorso ho tanti momenti che calzano a pennello col mio attuale lavoro. 
Sono abbastanza sicura che se oggi mi mostrassero di nuovo il disegno preparatorio della mano della Dama con l'ermellino di Leonardo da Vinci, non avrei alcun dubbio nel dire che riconoscerei fra mille quel modo di sfumare. E se, invece, volessi fare un elenco delle azioni che compio per rendermi riconoscibile nel web, ti direi: 
  • comunico i miei valori attraverso delle riflessioni che derivano da quel mio percorso di studi al quale spesso faccio riferimento; 
  • mi piace spingerti a visualizzare attraverso il racconto, un po' come quando si fa la descrizione di un'opera d'arte.  La lettura dell'opera è un discorso, fatto di panoramiche e di zoomate minuziose sui dettagli più significativi, fino alla ricerca dei collegamenti con il contesto in cui è nata;
  • cerco di trasmettere la mia "lettura" parlando anche per immagini, non solo quelle rappresentate dai miei prodotti, ma anche quelle delle mie foto;
Questa è solo una panoramica, ma ci sono delle zoomate, cioè delle derivazioni, che completano il mio intento di trovare il posto in un ambiente, quello degli artigiani 2.0, diversificato e allo stesso tempo troppo uniforme.
Hai mai riflettuto su come riusciamo a renderci riconoscibili? Anche nella vita di tutti i giorni. Io, ad esempio, credo di essere vista come quella dalla busta rossa, o che passeggia col cane nero la mattina...poi, magari, sono anche l'illustratrice di ricordi. ^_^

Cosa fai per fare la differenza, per renderti riconoscibile? Raccontamelo, magari scopriamo anche di avere qualcosa in comune. ^_^




13 marzo 2017

Pensare a colori

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«Dove potrò mai vedere colori del genere? E' un grande privilegio per loro vedere certi colori. Si renderanno conto della fortuna che hanno?» (Pleasantville, 1998)
Lo diceva Mr Johnson, dopo aver sfogliato un grande volume con i quadri più importanti della Storia dell'Arte. Guarda questa breve sequenza. Hai notato come cambia la sua espressione ogni volta che osserva l'immagine di un quadro? Si immerge completamente per poi provare quasi un sussulto, quando i colori si fanno più espressivi. Del resto, nel corso dei secoli, il vincolo della forma è stato stravolto e i colori, sì, in alcuni casi hanno preso il sopravvento. 
Sai, a me succedeva la stessa cosa. Ricordo la prima volta che andammo in visita alla Pinacoteca Nazionale di Cagliari. Guardando quei dipinti su legno del XVI secolo (e questo è l'altro), mi soffermavo sul modo di rendere l'espressività dei personaggi. Forme pulite, colori verosimili, ma sguardi magnetici. Riesci a percepire la solennità di queste figure. Superata questa fase, iniziare a studiare le avanguardie del novecento mi ha creato una sorta di sussulto, come se le nuove forme e la decisione dei colori toccassero corde diverse, meno rassicuranti, ma in un certo senso positive. 

Ti faccio questo discorso per due motivi: prima di tutto perchè è il percorso che mi ha portato ad essere l'illustratrice che sono; poi perchè sono fermamente convinta che i colori abbiano un'azione positiva sul modo di vivere la nostra quotidianità. Io credo nel loro potere di renderci più allegri, nella loro forza di darci la sicurezza che ci aiuta ad affrontare le nostre giornate, nella loro facoltà di donarci la possibilità di comunicare agli altri un pezzetto di quello che siamo. Non so se sia la primavera che si avvicina sempre di più, sarà perchè ho testato personalmente questi meccanismi, ma quando io indosso un accessorio colorato anche l'abito più serio ha un'altra inclinazione: dà un sussulto all'immagine più composta del contesto formale, che può essere il lavoro, una cerimonia o una cena importante.  

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Nel mio lavoro ho scelto di pensare a colori per un paio di motivi: 
  • Penso a colori perchè so che, attraverso la loro decisione e brillantezza, riuscirò a dare forza al messaggio che voglio comunicare.
  • Quando progetto un gioiello so che la vivacità dei suoi colori aiuteranno chi lo indossa a sentirsi più sicuro. Vogliamo dire che può dare l'impressione di osare? Ma chi può sostenere che osare con una collana colorata e dalla forma insolita non sia sinonimo di comunicare agli altri "hey, puoi notare quanto sono a mio agio!"?
  • Penso a colori perchè so che, circondarsi di loro negli ambienti in cui viviamo, ci aiuterà ad essere positivi e ci spingerà a prenderci cura dei nostri spazi. Io sto benissimo nell'Angolo, perchè sono circondata dalle mie stoffe, dai nastri e dalle perline. La loro vivacità è un sussulto per la mia creatività. 
Mr Johnson parlava della fortuna di vedere i colori, perchè loro vivevano in un mondo in bianco e nero, privo delle emozioni più semplici. Ma quando finalmente qualcuno riusciva a provarle...bhe...i colori esplodevano con prepotenza e tutti gli altri notavano la differenza. 

Il rapporto coi colori è di certo legato al modo di essere e alla visione della vita che ognuno di noi ha. Ma tu pensi a colori? Che rapporto hai con loro? Riesci a sostenere la loro "invadenza" o tenti di soffocarli? Io sono una via di mezzo, ma non nel lavoro, quello proprio no! ^_^



06 settembre 2016

Isolati per davvero

Hai mai pensato alla difficoltà di trovare le parole giuste da scrivere dietro una cartolina? Devi essere breve e, allo stesso tempo, riuscire a comunicare tutto quello che ti ha trasmesso l'immagine che hai scelto tra tante. Di solito trovi ispirazione dai luoghi in cui trascorri le vacanze, da situazioni nuove e diverse dalla tua routine

Poniamo il caso che debba scrivere una cartolina dalla Sardegna. Trova una bella foto con una spiaggia dal mare cristallino, e il gioco è fatto (e alla fine del post ti regalerò qualcosa di più che un'immagine di questo bel mare ^_^).
Però, da queste parti, c'è una strana concezione dello spazio. Mi chiedo perché nel mio paese, con un caratteristico paesaggio montuoso, abbia trovato solo le solite cartoline che ritraggono il mare. E' in quel momento che ho capito cosa avrei voluto comunicare. Così ho chiesto al fotografo di stampare una foto che avesse come soggetto Villacidro, e non ho avuto dubbi sul fatto che una delle cose più belle è poter svolgere il mio lavoro nel luogo che mi è più familiare, e ho voluto comunicarlo nella tipica brevità di una cartolina. 


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Sfogliando la cartella delle immagini, come se mi trovassi in un luogo di vacanza, ho deciso di stampare una foto che ho appeso nel mio laboratorio e che mi ha fatto pensare. L'immagine di una vecchia strada, che può essere comune a tanti centri storici del mondo, illuminata dalla luce artificiale di vecchi lampioni. Ho capito che per quanto quel luogo sia così familiare, se lo osservo con gli occhi dell'artigiana percepisco quanto sia isolato e per niente dinamico. E' lontano da tutto ed estraneo alla vivacità che circonda la sfera dei creativi moderni. Mi immagino le grandi fiere, con la possibilità di toccare e sperimentare i materiali prima di acquistarli; penso alla facilità con cui potrei raggiungere le colleghe artigiane, sorseggiare un thè e condividere le nostre passioni imparando nuovi punti di vista o lavorando insieme. Intanto, mentre fantastico su questi salotti d'altri tempi (o d'altri luoghi), in tutto questo tempo la mia attività ha sempre ruotato intorno ad internet che mi ha permesso di ridurre le distanze pur rimanendo dietro la mia scrivania.

Ed ecco che ho sperimentato sulla mia pelle quanto quest'aspetto sia brutalmente reale. Ho trascorso tutta l'estate senza una connessione affidabile e mi son ritrovata catapultata a sedici anni fa, quando l'unico posto in cui potevo sfruttare questo mezzo era la biblioteca del mio comune. E sai, ora che scrivo questo post mi trovo in quello stesso posto, con al fianco un utente che ascolta musica e non so come faccia a sostenere quel volume nelle sue orecchie. 

L'estate sarebbe stato il momento giusto per riordinare le idee, per studiare e capire come far crescere quest'attività figlia della rete. Invece ho trascorso parte del tempo a combattere contro gli operatori telefonici della compagnia che mi ha trascinato in questa condizione. E' stata l'attività più stancante che abbia fatto durante le vacanze. Perciò, ad un certo punto, ho deciso di allentare la presa e guardare i miei progetti da un altro punto di vista. Ho preso un quaderno e ho cominciato a scrivere, ho buttato giù tutte le idee (qualcuna anche un po' bizzarra, ma durante il brain storming sono ammesse anche quelle). Nonostante tutto son riuscita a fissare alcuni passaggi, anche se l'isolamento ha avuto i suoi svantaggi e mi ha reso soprattutto meno sociale. T_T

Ma poi ci sono state tante cose inaspettate, perché avere più tempo ti permette di fare cose che hai sempre accantonato. Ad esempio, ho messo ordine nell'Angolo e un po' in tutta la mia stanza; mi sono dedicata alla casa, al mio cane e ai micetti; ho guardato un bel po' di televisione; ho dedicato del tempo a me stessa, sono andata in palestra con una certa regolarità, ho dato una sistemata ai capelli e ho comprato degli smalti nuovi; ho dedicato qualche giorno allo shopping; ah, da non trascurare, sono andata al mare. Anche lì ho pensato ai miei progetti, mentre mi crogiolavo sotto il sole e sentivo il rumore delle onde sul bagnasciuga. 

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Tutto sommato posso ritenermi soddisfatta. Ho anche ricevuto una cartolina dal Giappone, e pensare che le perline che uso per i miei gioielli hanno origine proprio in quelle terre. 
Però sono ancora alle prese con la connessione altalenante, ma non pensiamoci...immaginiamo di stenderci un po' sotto il sole e rilassiamoci con il suono delle onde del mare. Magari puoi raccontarmi come hai trascorso le tue vacanze, se hai visitato qualche meta straniera e se hai scritto qualche cartolina. 

A presto (spero!) 



08 luglio 2016

Imparare a guardare con gli occhi degli altri (il mio B.O.T.B.)

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Lo leggo qua e là sul web, in molti blog che seguo, spesso mi capita di vedere delle frasi motivazionali simili. Cioè sto parlando del concetto per cui se non provi non saprai mai quali risultati può portare la tua azione. Se lavori ad un progetto e aspetti (o speri) di raggiungere la perfezione potrai rimanere in eterno a disfare, modificare, osservare, studiare ogni dettaglio del tuo lavoro. Ad un certo punto non capirai nemmeno dove sta l'errore...perchè pensi ci sia un errore? Si, certo, tante volte si ha l'immediata percezione che ci sia qualcosa di non abbastanza convincente, ma è davvero così? O sei solo tu che non riesci ad andare al di là di una perfezione che non sai nemmeno dove dovrebbe andare a parare?

Ci ho pensato sai? Quando stavo lavorando al progetto da presentare al B.O.T.B. mi sono soffermata su molte delle sue parti. Una perlina sistemata diversamente poteva cambiare qualcosa, o forse niente; una tecnica piuttosto che un'altra poteva essere più adatta...avevo la sensazione di non saper più perlinare (voce del verbo "perdere diottrie tentando di mettere fuoco una perlina di due millimetri"). Tra un momento di sconforto e uno di disperazione c'era qualche sprazzo di lucidità, per cui ho deciso che dovevo smettere di sperimentare e dovevo chiudere il lavoro. D'altronde la scadenza era vicina e, nonostante non fossi assolutamente soddisfatta del risultato, l'ho presentato. 

E perchè l'ho fatto? Bhe, intanto perchè la storia di questo gioiello (te la racconterò più avanti...) era più convincente del suo aspetto e, probabilmente, ne valeva la pena. Ma soprattutto perchè ho fatto qualche test mostrando le foto in anteprima ad amici e conoscenti. Le reazioni sono state tutte positive, anche prima di conoscere ciò che rappresentava!!! Ognuno ha notato una qualità che io non avevo nemmeno considerato. L'eleganza, la raffinatezza, i colori e commenti del tipo "questa collana è davvero più bella di quella che hai presentato l'anno scorso". Al che, con la faccia un po' impietrita (perchè io con quella collana dell'anno scorso ho un attaccamento speciale!), ho pensato che in fin dei conti scegliere di smettere di cercare la perfezione è stata una mossa saggia. E, in effetti, provare a fidarsi del parere altrui è un atteggiamento positivo che alimenta l'autostima!! 
E poi (adesso preparati ad un momento di auto celebrazione...), quando ho inviato le prime foto, il coordinatore del concorso ha risposto alla mia mail scrivendomi "Wonderful". Questo non era successo l'anno scorso... Mh, ma allora l'imperfezione era davvero solo mia fissazione? Sai che c'è? Non importa la ricerca sfrenata della perfezione, perchè se un gioiello tocca le tue corde sarà perfetto. ^_^ 

E adesso ti presento il mio progetto per B.O.T.B. 2016 (finalmente mi racconti questa storia, dirai!). L'ho intitolato Janas, e alla fine ti ho lasciato una foto con una luce speciale, che ti immergerà nella sua storia...

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"Spesso le tradizioni sono solo leggende, ma chi può impedirci di sognare una situazione come questa? 
Cala la notte e un ticchettio regolare risuona nel suo silenzio. La luce della luna si fa strada attraverso le finestre di piccole case sorte nelle campagne della Sardegna. Tocca le ali di una fata, che brillano come quando un paesaggio si tinge d'argento in una notte di luna piena. Le sue ali hanno l'oro dentro e anche il telaio, a cui lavora incessantemente, è d'oro. I Sardi non sanno che quelle strutture sono antiche tombe e la loro ingenuità gli fa credere che degli edifici così bassi non possano ospitare altro che delle piccole creature. Per questo le chiamano Domus de Janas. E le Janas sono le magiche fate, che tessono il prezioso filo d'oro con il quale realizzano ricami e raffinati gioielli, che sopravvivono ancora oggi nell'arte orafa della Sardegna. Lo stesso oro che diventa sempre più insistente nelle ali della nostra fata fino a forgiare un ciondolo circolare e incastonare una freccia di ossidiana, simbolo di un'umanità primitiva. La stessa umanità così vicina alla natura che forse poteva sperare di incontrare una fata. Le tradizioni sono solo leggenda, ma finché continueremo a tramandarle manterremo viva l'identità del nostro popolo."
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Sai, alla fine è proprio vero che "fatto è meglio di perfetto". Sarà capitato anche a te di aver vissuto una situazione in cui le parole di un'altra persona ti hanno fatto credere in un progetto che faticavi ad accettare...vero? 

Naturalmente un buon lavoro esiste se diverse figure collaborano perchè venga valorizzato al meglio. Perciò ringrazio Mariano per queste foto speciali; ringrazio Stefaniache sta talmente bene con i miei gioielli che ormai è la mia modella (e curatrice del make up) di fiducia; ringrazio sopratutto te per essere arrivata sino alla fine e aver letto la storia questo gioiello pazzo! 
Ah, giusto, una comunicazione di servizio...potrai sostenere Janas nella sua prima sfida cliccando a questo link. Le votazioni saranno attive per qualche giorno e poi...incrociamo le dita!! >_< In realtà, ciò che importa sarà lasciarti guidare dal tuo gusto personale e votare la creazione che è più vicina alle tue corde. ^_^

Un abbraccio! 

13 maggio 2016

Diario di un (per)corso - l'energia per volare

Oggi ho messo l'abito della festa. Ma non una festa qualunque. 
Quel giorno avrei dovuto capire che i gioielli sarebbero diventati il mio chiodo fisso. Quando ormai era tutto pronto per la discussione della tesi avevo l'unica preoccupazione di pensare cosa avrei indossato. E poi, con tutta l'ansia del caso, avevo passato le ultime settimane a studiare anche il gioiello che avrei indossato. Ma il problema non era quello. Il punto è che avevo prima pensato all'accessorio e di conseguenza avrei cercato un vestito che gli si abbinasse (che per fortuna ho trovato!). Mh...un segno?

Ero vestita proprio così, come in questa foto, con dei tacchi che mi stavano troppo stretti (le scarpe sportive sono senz'altro le mie preferite) e un gioiello che avevo pensato dall'inizio alla fine. Era la prima volta che elaboravo un disegno per la griglia di quella lavorazione che, se la cerchi con google, risulta essere una pianta grassa. Tra l'altro io lavoro tutti i giorni con una piantina spinosa che mi osserva. ^_^ 


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Da quel giorno sono passati quasi cinque anni. Alla conclusione di quel percorso non ero esattamente fiduciosa che le cose sarebbero andate come le avevo immaginate all'inizio. Ma, virtualmente, oggi indosso di nuovo quell'abito perchè questi sono gli ultimi giorni della mia esperienza formativa alla Colibrì Academy. E' come trovarmi di nuovo a vivere la mia laurea magistrale con uno spirito decisamente diverso. Oggi mi sento entusiasta, piena di prospettive, con la consapevolezza di avere gli strumenti per impegnarmi ad ottenere quello che voglio, con la certezza che molto dipende da me. 


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E quando mi chiederanno "che lavoro fai?" la mia più grande soddisfazione sarà riuscire a rispondere "sono un'artigiana". E, magari, un giorno aggiungere "...presso Colori Preziosi, la mia attività". Alla Colibrì Academy ti insegnano a pensare in grande, a non porti dei limiti prima di aver tentato ogni strada. Sognare non compromette niente e nessuno. L'importante è essere sempre positivi e andare avanti verso i propri obiettivi. 

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Ora ti dico un'altra cosa. Sai qual è il significato della rosa arancione? Non ci crederai, e veramente nemmeno io credevo a quest'altro segnale. La rosa arancione è sinonimo di energia, quella che avrò il piacere di investire per questo progetto che è il mio lavoro.

Un abbraccio ^_^

31 marzo 2016

Diario di un (per)corso - quando è il momento di prendersi sul serio

Non comincerò a parlare del mio percorso da creativa occasionale. Non sarebbe costruttivo...e, per altro, anche troppo lungo. 

Comincerò col dire che oggi mi trovo a metà di un percorso formativo che per un po' ho osservato da lontano e, aggiungerei, con qualche insicurezza. Non sai cosa vuol dire essere "crafter di professione" finché non applichi a te stessa le regole di questo strambo mondo. Mi è bastato leggere il titolo di questo post di Francesca per avere curiosità e, allo stesso tempo, timore (in senso buono) di non essere all'altezza. Ma non puoi saperlo se non ti metti in gioco e provi...poi aggiusti il tiro (cit. "le maestre del corso: Anna, Rita, Francesca"). 

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Perciò l'iscrizione alla Colibrì Academy mi è sembrata la mossa giusta. E non ho dovuto aggiustare il tiro perchè, giunta a metà del percorso formativo, non mi pento di aver fatto questa scelta. 

Dopo un'iniziale sconforto, che mi confermava il pensiero "forse non sei all'altezza", ho capito il senso del post di Francesca: non solo il crafter professionale è una sorta di tutto fare (devi essere creativo, fotografo, scrittore, contabile, ecc...e sei sempre tu!), ma è anche una persona che si impegna a costruire e raccontare il suo mondo e non solo ciò che produce. 

Sulla scia del concetto "racconta il tuo mondo", metti in discussione tante cose. Devi modificare l'approccio con il tuo target. Ah il target...che tasto dolente. Quella persona (immaginaria o meno) alla quale rivolgi la tua creatività e i tuoi contenuti. Quanto è stato difficile trovarla...e non so nemmeno se ho trovato quella giusta! La cosa migliore è cercare di visualizzarla. Questo l'ho imparato da Carmen
Devi essere naturale e mai schematico (anche se avrai una rigida organizzazione, funzionale all'ottimizzazione del tuo tempo). Condividerai pubblicamente tanti manufatti, ma tu sei una persona fisica e non credo che mostrare il disordine del tuo banco di lavoro, o raccontare qualcosa di te, o ancora mostrare come lavori...dicevo, non credo possa nuocerti...anzi! La tua attività artigianale è proprio la tua, parte da te, perciò tanti aspetti che riguardano questa sfera li devi curare per rendere il tutto più fluido. 


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Ecco, diciamo che se dovessi definire questa prima parte del percorso potrei affermare che è la fase propedeutica per aiutarti a prenderti sul serio. Questo l'ho visto nel post di Rita e nel post di Anna. Non so se anche le mie colleghe colibrine hanno agito in questo modo, ma io sono stata incuriosita dalle storie delle nostre maestre e mi son ritrovata a scorrere a ritroso i loro blog per capire il momento in cui anche loro hanno capito che dovevano prendersi sul serio. Perchè loro sono esattamente come noi colibrine, con la differenza che noi abbiamo la fortuna di essere guidate in questo percorso di presa di coscienza. 


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In pratica, cosa sto imparando (il concetto di progressione è d'obbligo)? 
  • Cerco di capire come le foto possano essere delle valide alleate per raccontare il mio essere artigiana, ma soprattutto per valorizzare i miei prodotti. Devo confessare che è una cosa a cui mi sto appassionando molto e alla quale mi dedico più volentieri rispetto a prima. Non sapete quanto mi sia divertita a costruire il colibrì simbolo del motto dell'Academy, fai volare la tua piccola attività handmade, una piccola opera temporanea. ^_^
  • Cerco di canalizzare le idee decidendo di rinunciare a qualcosa per dedicarmi completamente a quello che mi pare essere più costruttivo per gli obiettivi che mi sono prefissata (da qualche tempo sento uno spot pubblicitario alla radio che dice "il talento, se non canalizzato, va sprecato". Son d'accordo!). 
    So che quando hai un'idea (qualunque) hai bisogno e voglia di concretizzarla, ma non puoi appassionarti a tutte le tecniche che esistono e pensare che te ne occuperai. Devi prendere il buono e il potenziale che c'è nella tua produzione e concentrarti su quello cercando di migliorarlo e arricchirlo, se possibile. 
  • Cerco di curare il prodotto nel dettaglio in tutte le sue fasi di realizzazione. Questo è un aspetto che non ho mai trascurato, ma adesso lo faccio con una consapevolezza diversa, legata alla professionalità e alla qualità. Il valore delle creazioni non deve mai essere sottovalutato. 
Tutti questi aspetti, contornati da tanti altri spunti di riflessione, mi hanno aiutato a svolgere il compito finale del corso base: aprire uno shop online. Perchè le maestre suggeriscono vivamente di fare gli esercizi, ma soprattutto il compito...un po' per rompere il ghiaccio e un po' per cogliere un'occasione di confronto tra persone che condividono dubbi, insicurezze, ma anche la voglia di realizzare un progetto. 

Ho svolto il compito, ho rinnovato lo shop, consapevole del fatto che tanti particolari andranno completati e perfezionati. Ma è più facile lavorare su una base di partenza piuttosto che sul nulla. No? 

Bilancio? Direi assolutamente positivo! E sono solo all'inizio...
Quindi, mi posso fare un auto in bocca al lupo? Ma lo faccio anche alle mie colleghe colibrine, che i loro progetti possano attuarsi come desiderano, perchè l'impegno è stato tanto. ^_^

A presto! :*

16 febbraio 2016

La metafora del filo da ricamo: riflessione sulla scelta di proporre solo pezzi unici.

Immaginate una matassina di filo da ricamo. Se importa la marca? Bhe si, è da valutare anche quella, ma l'essenziale è dire che ogni filo è composto da sei capi ben distinti, armonicamente avvolti tra loro e facilmente separabili. Possiamo usare il filo con tutti e sei i capi, oppure possiamo dividerli sino a riuscire ad utilizzare anche un solo capo per svolgere il nostro ricamo. Non è una lezione di ricamo, perciò arrivo al dunque. Immaginate che questo filo sia lo specchio della vostra piccola attività e che vi troviate in un momento di profonda riflessione in cui state cercando di farle spiccare il volo, proprio come sto provando a fare io frequentando il corso Colibrì Academy. Allora dovete chiedervi quali sono i capi che compongono quel filo che dà un senso a quello che fate? Siano sei, o due, o cinque non è rilevante, ma quel che importa è che i capi che avete scovato siano armonicamente avvolti, facilmente separabili e che diano compattezza al vostro prodotto...perciò è importante non trascurare la qualità (ossia, se vogliamo dirlo nei termini della nostra metafora, le marche non sono tutte uguali...però ognuno sceglie la propria!). 

Il fatto che stia investendo risorse e tempo in questo corso mi ha portato a considerare elementi che forse solo io davo per scontati, ma credo che sia necessario condividere. Anche perchè ho capito che parlare del mio lavoro da questo punto di vista è più interessante per chi non lo vive come me (i lati positivi li avevo già intuiti e ve ne avevo parlato in questo post).  Comunque, devo dire che il primo approccio è stato brutale (in senso buono eh!) e mi ha portato necessariamente a valutare ciò che offrivo. Di ragionamenti ne ho fatto diversi, alcuni anche un po' surreali, ma la cosa importante è stato cominciare a cogliere quello che ho bisogno di valorizzare. 

Nel ragionare su ciò che poteva trasmettere il mio prodotto ho trovato uno dei capi della mia matassina: mi son detta che una delle cose su cui non ho mai avuto dubbi è quella di non realizzare mai lo stesso lavoro identico per più di una volta. Naturalmente col tempo ho capito che questo poteva essere controproducente per diversi motivi: perchè quando un cliente vede la foto di un lavoro non disponibile è proprio quello che l'ha colpito e non un altro; perchè se cominci a studiare col cliente una possibile riproduzione con elementi diversi, bhe la sua faccia ti dice "non so proprio come potrebbe essere", mentre tu l'hai già immaginato (e lo sai solo tu...); perchè c'è il rischio che il risultato non sia proprio come l'avrebbe voluto. Ci sono diverse incognite... T_T

Poi realizzi il lavoro e tu sai che solo vagamente ricorda il progetto iniziale, ma ti piace tanto perchè è una rielaborazione che ormai ha assunto un suo carattere e lei stessa potrebbe diventare punto di partenza per un nuova creazione. E' un percorso che mi affascina molto ed è sicuramente uno degli aspetti che non cambierei mai, nonostante i rischi. Però il cliente è sempre piacevolmente sorpreso: non riusciva a visualizzare l'idea, ma quando vede i colori e materiali che lui stesso aveva scelto combinati in un modo assolutamente nuovo, allora esiste solo il suo progetto studiato in maniera unica. 

Non è mai capitato di "usare" una creazione come cavia, ma vivere questa situazione in un momento di riflessione mi ha portata a cogliere uno dei fili che conducono il mio modo di essere artigiano, e quindi il mio prodotto. 

Guardate questo ciondolo. Non è nuovo, tant'è che il suo nome è identico all'originale, ma il suo aspetto è decisamente unico e sempre lo resterà. 

Bead embroidery pendant - CORBULA

Bead embroidery pendant - CORBULA

Bead embroidery pendant - CORBULA

Bead embroidery pendant - CORBULA

Bead embroidery pendant - CORBULA

Bead embroidery pendant - CORBULA

Bead embroidery pendant - CORBULA

Si, ora starete pensando: che novità, tutti gli oggetti artigianali sono unici! Dove sta la particolarità? Allora vi spiego...io posso produrre dieci orecchini uguali perchè uso le stesse pietre, gli stessi colori e le stesse forme, ma sono uno diverso dall'altro perchè non riuscirei mai a produrre un'asola identica ad un'altra; non riuscirei a sistemare una perlina nell'esatta posizione di un'altra; e ancora, spostandomi nell'area cucito,non potrei mai tagliare e cucire un modello in maniera esattamente identica anche se il disegno e i colori sono gli stessi. Ma questo per me non è sinonimo di unicità perchè nella mia idea di "pezzo unico" c'è un prodotto che non si ripete nella combinazione dei colori, non propone gli stessi materiali di un altro. Certo nelle richieste devo trovare un compromesso, forse potrei richiamarne la forma, ma so bene che cambierà totalmente rispetto al modello di partenza.

Dopo tutto questo pensare ad alta voce, vorrei chiedervi alcune cose che possono aiutarmi a proseguire nelle riflessioni, perchè la mia attività sta solo cominciando a sgranchirsi le ali!!! ^_^ 

Naturalmente io posso aver già valutato diversi aspetti, forse in maniera scontata, ma questo traspare dalle mie creazioni? Cosa ne pensate? L'unicità è' un carattere che avete mai apprezzato quando vi racconto come nasce un lavoro? E soprattutto: avete colto tutto questo in entrambe le produzioni, cioè nei gioielli e nel cucito? E' molto importante conoscere la vostra opinione. 

Alla prossima puntata...o meglio, al prossimo capo del filo! >_<

31 gennaio 2016

I mercatini e l'imbarazzo...è meglio cominciare dalle piccole cose

Per me oggi è una giornata di lavoro. Ogni tanto mi piace esporre i miei lavori perchè siano conosciuti anche dalle persone che abitano a due passi da me, ma che non hanno idea dell'esistenza di Colori Preziosi. Paradossalmente succede proprio questo, ed è un fatto davvero molto strano...diamo per scontato che il nostro operato sia conosciuto almeno dal nostro vicino di casa e poi scopriamo che quando si ferma (casualmente) ad osservare una tra le tante bancarelle ti riconosce, proprio tu, il suo vicino di casa. Tu che magari "curi il tuo hobby" (come gli piace definirlo) da anni e anni, e non si era mai accorti di niente. 

Delle belle occasioni (...da non abusarne), quelle dei mercatini, che ti permettono di conoscere altri "hobbysti" con i quali condividi soprattutto le frustrazioni di essere quel tipo di professionista. Ma son quelli che ti capiscono al volo quando dici "non riesco a farne a meno, anche se la maggior parte delle volte il mio hobby mi costa più di qualsiasi altra cosa!"

Quindi, per vivere meglio quest'esperienza, ho smesso di vedere i mercatini come l'occasione del guadagno a tutti i costi (perciò bisogna essere selettivi e scegliere ciò che ci farà perdere meno), ma ho pensato di considerarli come un'opportunità per raccontare quello che faccio, per avvicinare l'osservatore al "dietro le quinte". Normalmente allestivo il mio banco e piazzavo tutto quello che poteva essere subito vendibile, attendendo che qualcuno mi dicesse "ecco, vorrei quello". 

Poi ho preso un foglio, ho sistemato uno dei work in progress che mi perseguita, le piccole perline che lo comporranno e devo dire che questo ha attratto più di qualsiasi bacheca ben allestita

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Tutti dicono la stessa cosa "Quanto son piccole!!! E' davvero un lavoro che richiede pazienza, è incredibile!". Da quel momento capiscono tutto. Capiscono che quello che fai è mosso da una vera passione; che tutti i costi sono giustificati; che la fragilità del tuo prodotto non è un aspetto negativo, ma al contrario un valore che li spingerà ad aver più cura di quell'oggetto acquistato in una bancarella. 
E tu? Tu hai rotto quel momento iniziale di imbarazzo in cui non vuoi essere invadente e vuoi dargli la libertà di osservare. Adesso puoi parlargli delle tecniche, dei materiali, di quello che muove l'ideazione di un progetto...gli racconti tutto! ^_^

E se oggi ho scoperto una nuova prospettiva, domani comincia una nuova avventura...sto preparando le ali da colibrina! Capirete presto. ^_^

Quando hai un momento libero (solitamente all'ora di pranzo) approfitti per curiosare nelle postazioni dei tuoi colleghi e, siccome hai le mani bucate (manco avessi visto un paio di scarpe all'ultima moda!), acquisti altre componenti che possono arricchire i tuoi lavoro...all'insegna dell'artigianalità!
Io ho acquistato una freccia in ossidiana lavorata a mano e una mi è stata data in omaggio! ^_^

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Adesso, visto che c'è ancora un po' di calma, mi dedico al mio work in progress. Ma ve lo ricordate? Perché più di un lavoro in corso potremo parlare di un restyling. Questo ciondolo esiste davvero da un bel po' di tempo, ma c'era qualcosa che non andava. E quando non sono convincenti al 100% devono passare di nuovo per il banco da lavoro...itinerante, per oggi! ^_^

Buona domenica preziosini!
A presto


03 dicembre 2015

Una bambola per Aurora...e a me...un pomodoro!

Buonasera preziosini, come state? 
Io sono un po' in agitazione. Dunque, mi son chiesta: sarà perchè oggi è il mio compleanno e dato che ho fatto trenta faccio anche trentuno (lo scrivo in lettere così si perde nell'insieme del discorso!! :P ); sarà perchè ho un disperato bisogno di un'agenda (anche perchè desidero decorarla con tutti gli adesivi e gli scotch colorati...ecco, non direi di avere trentun'anni.... T_T ); oppure sarà perchè mi sono imbattuta nella tecnica del pomodoro e ho riconosciuto tutti i sintomi che mi tormentano in questo periodo. Di cosa parlo? Ho letto il post di Gioia Gottini (Gioia, la foto ha catturato la mia attenzione! :P ) riguardo l'organizzazione delle attività nella propria giornata. E poi, approfondendo, ho avuto conferma di quanto succede se non ci si organizza. E' la mia esatta descrizione...guardate questo video e ditemi quanti di voi si riconoscono... @_@

Bhe, ecco, grazie a tutto questo sto sperimentando lo stress generato dalla disorganizzazione e dai lavori che si accavallano l'uno con l'altro (Alessandra di Daisy Garden sa di cosa parlo! Perdonami!! >_<). Non lo so, il compleanno sta trascorrendo bene, l'agenda è stata ordinata e ora non mi resta che comprare un pomodoro/timer!! ^_^ 

Oggi ho lavorato sodo, ma ora che la luce del sole si sta un po' affievolendo non riesco più ad andare avanti con il lavoro fotografico, però ho anche qualcos'altro da fare, e quindi ho acceso il PC e mi son dedicata alle questioni digitali...blog e quant'altro! 
Ne approfitto per mostrarvi l'ultimo lavoro feltroso, consegnato qualche settimana fa insieme ad un perlinoso...credo di essermi stressata anche in quel momento! Ahahahah, no, non esageriamo, è solo un alibi! ^_^

Loro son partiti insieme, ma questi orecchini non sono esattamente adatti ad una bimba...

Felt doll for Aurora


Per questa bambolina ho pensato a qualcosa di più semplice, ma pur sempre prezioso: un paio di swarovski rossi. Un po' perchè ormai siamo in clima natalizio, e non perdete il prossimo post...non sono mai stata così natalizia, ma soprattutto perchè ispirata dalla graziosa stoffa alla quale non ho resistito (ho le mani bucate!). Tra l'altro, da quello che so, Aurora è una bambina davvero tanto chiccosa, quindi i brillanti sono d'obbligo. 

Il modello è più o meno sempre lo stesso, però ogni bambolina ha qualche dettaglio che la rende unica rispetto alle altre

Felt doll for Aurora

Felt doll for Aurora 

Felt doll for Aurora 

Felt doll for Aurora 

Felt doll for Aurora

La parte più faticosa, se di fatica si può parlare, è quella applicare a mano il pizzo per tutto l'orlo del vestito. E' una specie di amore odio...in alcuni momenti mi sfinisce, ma subito dopo mi rendo conto che non c'è niente di più rilassante nella costruzione di queste amichette coccolose. Adoro cucire a mano e ricamare, sento un po' di nostalgia delle perline, ma quando il feltro chiama non si può dire di no... ^_^

Adesso è il momento di essere ancora blogger e termino di organizzare il post per il prossimo appuntamento con la fucina creativa The Creative Factory. Siete curiosi? Manca pochissimo...il tutto partirà il 5 dicembre!! ^_^

A prestissimo!! Buona serata a tutti e io guardo a questo trentaduesimo anno con tanta speranza...voglio un pomodoro!!!! >_<

20 settembre 2015

La conclusione di un bel gioco...chi ha vinto il BOTB15?

Buon pomeriggio preziosini, e buona domenica. ^_^

Proprio due giorni fa si è concluso il BOTB, il concorso internazionale che vede le perline come protagoniste...certo, abbinate al soutache, ai cristalli swarovski, ai materiali più disparati...si son create borse, collane, spille, persino delle scarpe, ma l'ingrediente principale son state sempre le perline. Queste adorate, minuscole, componenti che ci aiutano a costruire qualsiasi accessorio. 

Ebbene, arrivati alla quarta edizione di questo ambito "concorso", possiamo dire di conoscere il migliore di questa edizione. Si tratti dell'artista tedesca Nadya Gerber che ha presentato un sogno di collana: Dreams of Japan.
Una collana monumentale, ma allo stesso tempo alleggerita da un aggrovigliarsi si sottili rami. Un saggio di bravura che unisce la conoscenza e la combinazione di tecniche diverse in maniera decisamente armonica. Mi è piaciuta fin dalle prime immagini che son state pubblicate. ^_^

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La sfidante di Nadya, in questo ultimo capitolo del gioco, è stata Joanne Zammit da Malta. Anche il progetto di Joanne, intitolato Atlantis, mi ha colpito subito perchè richiama delle forme a me molto familiari: la filigrana sarda. Forme essenziali, ma con una lavorazione molto curata. Mi piace molto questa collana e son contenta che sia arrivata in finale. 
In effetti ho sempre sostenuto entrambe le finaliste, quindi son contenta per il loro risultato. ^_^

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Bhe, a dispetto di tutte le polemiche e le incongruenze di questo gioco, posso dire che in finale arrivano sempre lavori favolosi...anche se per strada se ne perdono di altrettanto belli. Ma, diciamo che il gusto personale gioca un importante ruolo nei risultati delle varie battaglie. 

Questi, invece, sono i progetti vincitori delle scorse edizioni...

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2012 - Alla Maslennikova (Russia) - Barocco
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2013 - Ann Braginsky (Israele) - Tenth wave (Ninth Wave)
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2014 - Dita Koksova (Repubblica Ceca) - Touch of Paradise

Non sono proprio un belvedere??? *_*
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12 settembre 2015

Beate tra le perline!!

Buon pomeriggio preziosini,
prima di cominciare con la carrellata di creazioni feltrose (è quasi tutto pronto!! ^_^), vorrei dedicare il post a tre creative con le quali ho condiviso l'avventura del BOTB di quest'anno....e credo anche dei prossimi anni, o almeno spero!! O_O

Sono sempre contenta quando le perline ci portano ad essere protagoniste e, se c'è una cosa che ho imparato da quest'esperienza, è che se noi per primi diamo valore al nostro lavoro è molto probabile che di conseguenza anche gli altri condividano il nostro pensiero. 
Premetto questo: l'ambiente in cui vivo e realizzo i miei gioielli è abbastanza lontano dal comprendere che un lavoro di questo tipo può perfettamente rientrare nelle forme d'arte contemporanee. Chiaramente non tutti sono così indifferenti, ma non ci siamo ancora...perciò ho bisogno di trovare altre strade che possano dare il giusto sfogo alle mie espressioni.

Ecco perchè ammiro tantissimo la strada intrapresa da Stefania, Laura e Rosangela. Loro sì che stanno dando valore al loro lavoro
Domani, ad Avezzano, Stefania inaugurerà la mostra dedicata ai suoi lavori e dal titolo IndossArte

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Il 22 settembre, a Milano, Rosangela inaugurerà la nuova collezione, made by Pizzi & Perle, marchio che rappresenta le sue creature bellissime. ^_^ 

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E Laura che, oltre a creare dei gioielli fantastici, ha anche la grande capacità di insegnarne la realizzazione. Ieri, con mia grande sorpresa, ho ricevuto il nuovo numero della rivista specializzata Perlen Poesie (grazie mille Andrea!!! ^_^), e ho sfogliato con grande orgoglio le pagine che vedevano come protagonista Laura, in una lunga intervista e nel tutorial della collana pubblicata in copertina.

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Sono molto contenta per le mie colleghe perlinatrici. Sono un esempio per me. ^_^ E, un giorno, spero di riuscire a dar valore anch'io al mio lavoro...così come stanno facendo loro! Congratulazioni ragazze!!

Mi piacerebbe tantissimo partecipare personalmente agli eventi di Stefania e Rosangela e invito tutti voi, se riuscirete, ad esserci. Perché i gioielli realizzati con le perline sono delle vere e proprie rappresentazioni artistiche e non hanno niente da invidiare ad altre forme d'arte contemporanee. Da qualche parte l'hanno già capito, da queste parti ancora non tanto...ma io...persevero. ^_^

Buon fine settimana preziosini e, prometto, dalla settimana prossima caldo feltro e simpatiche mascottes!! >_<

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09 agosto 2015

LIFE INSIDE...nella realtà

Buon pomeriggio preziosini, e buona domenica. 
Dunque, ho una notizia...la mia collana non ha superato il terzo turno, purtroppo. Non vi nascondo qualche attimo di delusione, un pochino di tristezza, ma son state tutte emozioni che son svanite in un attimo. Il fatto che sia arrivata al terzo turno ha superato ogni mia aspettativa...io pensavo di non superare nemmeno il primo!! E poi le mie colleghe perlinatrici, o "botbine" come le ho chiamate io in nome dell'esperienza che abbiamo condiviso, hanno avuto parole di conforto e incoraggiamento...e anche qualche battuta scherzosa per sdrammatizzare sulla mia uscita dal concorso. Mi fanno ridere certe volte, sono molto simpatiche, e devo dire che c'è stata una certa coesione in questa squadra italiana...è stato piacevole. Mi hanno detto "adesso arriva il bello"..."l'avventura è iniziata solo adesso"...bhe, attendo fiduciosa, intanto, che la mia collana abbia un discreto successo in occasione del Beaders Best. Vedremo come andrà alla fine di questo mese... U_U

Dal momento che sono fuori gioco, ho la possibilità di mostrare tutte le altre foto che avevo preparato in occasione di questo concorso. Però, siccome sono tante, non vorrei annoiarvi in questa calda domenica pomeriggio...ma vi lascio soltanto delle immagini della realtà che ha ispirato la realizzazione di LIFE INSIDE.
Premetto una cosa. Le foto del prima, diciamo, non sono particolarmente belle in quanto a qualità perchè le feci col cellulare. Quindi...scusate per queste foto un po' sgranate, ma rendono l'idea della situazione di partenza...


Beading inspiration

Beading inspiration

Beading inspiration

Ecco, questo è quello che vidi la scorsa estate....e qui sotto la lenta, ma inesorabile trasformazione! ^_^

Beading inspiration

Beading inspiration

Beading inspiration

Beading inspiration

Beading inspiration

Il "prima/dopo" parla piuttosto chiaro: questi alberi avevano ancora il seme della vita abbastanza forte da consentirgli di germogliare di nuovo. 
Le ultime foto le ho scattate circa un anno dopo, quasi nello stesso periodo in cui scattai le prime. In un anno son nate tantissime foglie...si vede ancora qualche punto carbonizzato, ma il verde ha ormai preso il sopravvento! ^_^ 
Ecco, basta poco per cogliere un'ispirazione...bisogna trovarsi solo nel posto giusto e nel momento giusto...in sintonia con l'ambiente che si ha intorno! Bhe, con questa riflessione, vi auguro di passare una serena domenica sera...lo farò anch'io! ^_^
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